L’annuncio dell’uscita di Bully, un nuovo videogioco dedicato al bullismo a scuola, ha indignato il Ministro dell’Istruzione Fioroni: «Mentre noi ci impegniamo a educare i ragazzi al rispetto delle regole e degli altri, esce un videogioco con un messaggio contrastante, che rischia di vanificare i nostri sforzi». Loro si impegnano? Loro educano? Loro si sforzano? Ma con quale faccia il Ministro parla di educazione al rispetto delle regole quando il governo di cui fà parte ha appena rimesso in libertà migliaia di delinquenti che quelle stesse regole le avevano calpestate, quando l’unica regola che conoscono i suoi colleghi Caruso e Farina, è quella di bagnare bene, e ogni giorno, le loro piantine di marjuana. Come si fà a criminalizzare i videogiochi e non scandalizzarsi di fronte alla presenza in parlamento di un signore condannato a 25 anni di carcere per l’omicidio di un agente di polizia o di fronte alle decine di ex terroristi a cui la sinistra ha assicurato una bella e ben remunerata occupazione in virtù del loro glorioso passato di rivoluzionari. Per i giovani è più diseducativo poter fare una partita a Bully o sapere che un’aula del Senato della Repubblica è dedicata ad un teppista morto mentre cercava di fracassare, con un estintore, la testa ad un carabiniere? Che dire, poi, dei messaggi di esaltazione dell’omosessualità che, attraverso i media culturalmente sottomessi, la sinistra propaganda con sempre maggiore forza ed insistenza. E la politica di sostegno allo spaccio e al consumo di droga portata avanti dalla Turco? Forse è semplicemente finalizzata a disincentivare l’uso dei videogiochi, male assoluto e causa, secondo Fioroni, del degrado morale e culturale dei giovani.