17 ottobre, Reggio Emilia, Gianpaolo Pansa presenta la sua ultima fatica: «La Grande Bugia», libro che cerca di fare luce sugli efferati delitti, si parla di oltre ventimila morti, che dopo la Liberazione insanguinarono il Paese. Durante la presentazione irrompono in sala una ventina di giovanotti dei centri sociali che, intonando Bella Ciao, insultano e aggrediscono con calci e pugni i presenti. Questo incredibile atto di violenza è il pretesto per scatenare un vero e proprio linciaggio nei confronti dell’autore. I santoni dell’ortodossia partigiana, Bocca, Curzi, Vattimo solo per citare i più meschini, invece di condannare l’accaduto, approfittano dell’occasione per insultare Pansa accusandolo di essere un opportunista, un revisionista ed un voltagabbana. Tutto questo per aver smascherato la grande bugia sulla resistenza che la sinistra italiana ha propinato agli italiani per oltre 50 anni. Pansa, fà emergere la verità di una guerra di classe destinata a sfociare in un regime socialista di tipo sovietico, e le sistematiche eliminazioni dei nemici del popolo e degli stessi partigiani non comunisti, ne sono testimonianza inequivocabile.
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10 commenti
Comments feed for this article
20 ottobre 2006 a 3:42 PM
Laura
Forse dobbiamo ringraziare uno scrittore di sinistra per aver fatto un po’ di chiarezza su questi temi. La resistenza descritta da sempre come una gloriosa guerra di popolo contro il nazi-fascismo, con le masse naturalmente schierate a fianco dell’imponente e compatto esercito partigiano. Mentre invece, dice giustamente Pansa, si trattava della sollevazione di un’élite, egemonizzata da un Partito Comunista che considerava la guerra in montagna e la vittoria contro il Regime solo un passaggio obbligato per conquistare il potere e instaurare una democrazia popolare comunista, dominata da un partito unico e subalterno al totalitarismo sovietico.
20 ottobre 2006 a 4:26 PM
Elly
Ho iniziato a leggere quel libro da un paio di giorni, dopo essermi letta Cuori Neri. Fa parte di una quadrilogia se non sbaglio: Sconosciuto 1945, Il sangue dei vinti e i figli dell’aquila. Comprerò anche quelli perchè li reputo molto interessanti. Hanno blaterato inutilmente ed è ora che si raccontino solo verità e niente altro.
20 ottobre 2006 a 8:23 PM
liberaliperisraele
Ora ho capito il perchè dell’attaco a Pansa, trattasi di volgare spamming in
quanto lunedi è in edicola il nuovo libro di Bocca.
Spiegazione che non aggiunge nulla allo squallore del personaggio ma
quantomeno spiega il perchè della sua ultima “boutade”.
21 ottobre 2006 a 9:17 am
getix
Io ho letto un paio di libri di Pansa.
La mia opinione sulla resistenza è nettamente cambiata.. Mai avrei pensato a massacri di simili proporzioni dopo il 1945.
Ora ho capito molto di più di quegli anni bui dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Grazie, Pansa.
21 ottobre 2006 a 1:27 PM
monica
Ormai fa parte della schiera dei nemici.
A sinistra detengono la verità, una sola e indiscutibile.
E’ la loro verità che ha fatto l’Italia, è la loro verità che gli dona un senso malato di supremazia ideologica.
Il resto, quelli da loro denominati “i vinti”, non contano ed esistono solo per essere ricordati come tali.
Avevo in animo di scrivere qualcosa anch’io sul tema, poi ti ho letto…Non so. Non me ne vorrai se pubblico spero…
Buon week end
22 ottobre 2006 a 11:55 PM
Cosacco
Laura,
purtroppo c’e’ sempre stata una sorta di autocensura da parte degli storici che hanno preferito tenere nascoste queste vicende per non essere tacciati di essere dei fascisti. Questi fatti erano stranoti, bastava leggere quello che scriveva Giorgio Pisanò al riguardo il quale, essendo di destra, è sempre stato ghettizzato e ignorato. Comunque bisogna dare atto a Pansa di aver fatto un enorme lavoro di ricerca che a portato a documentare in maniera precisa e dettagliata centinaia di casi specifici che altrimenti non sarebbero mai emersi.
Elly,
anche Luca Telese, autore di Cuori Neri, è come Pansa giornalista e scrijttore di sinistra e come tale autorizzato, se pur tra mille difficoltà, ad occuparsi di temi scomodi per la sinistra e la sua elite culturale. Questo la dice lunga del clima illiberale che ha dominato la cultura italiana dal dopoguerra ad oggi.
Liberaliperisraele,
tra le boutade, ma forse è meglio chiamarle enormi cazzate dell’ex camerata Giorgio Bocca, quella che è rimasta più impressa nella mente degli italiani non comunistizzati è quella durata anni, in cui l’ex antisemita piemontese affermava con insistenza che le Brigate Rosse erano sedicenti fascisti o poliziotti mascherati. Certo, in quegli anni era pratica assai diffusa, basti pensare che lo stesso rogo di Primavalle fu definito dal “Messaggero” di Roma come «una faida tra fascisti», e in cui pochi e isolati commentari ebbero l’onestà di ammettere subito che il terrorismo delle Brigate rosse e dei gruppi affini nasceva in casa, tra le file delle sinistre, e andava messo nel conto del Sessantotto, tra i frutti marci di quella avvilente stagione.
Monica,
una frase del libro di Pansa riassume benissimo quello che giustamente dici: «La guerra si fa in due: uno la vince e uno la perde. Ma ai vinti non possiamo negare il diritto di raccontare la propria verità». Un diritto ovvio ed elementare per una qualunque democrazia, ma che in Italia è stato disconosciuto per oltre sessant’anni e che solo oggi tra mille difficoltà si sta facendo strada.
Monica, certo che puoi scrivere qualcosa al riguardo, ci mancherebbe altro e sicuramente sarai più precisa e brillante di quanto sia io. Salutoni.
23 ottobre 2006 a 12:25 PM
Max77
Cosacco, a dimostrazione della collateralita’ tra resistenza, crimini del dopoguerra e PCI, la storia di Francesco Moranino e’ emblematica: sanguinario comandante partigiano, alla fine della guerra, fece trucidare cinque partigiani non comunisti e due loro mogli. Parlamentare del PCI per due legislature (fu anche sottosegretario alla Difesa nel terzo Governo De Gasperi), Moranino alla fine fini’ sotto inchiesta e condannato all’ergastolo, ma riusci’ a fuggire in Cecoslovacchia. Rientrato in Italia nel ’65 per la grazia concessa dall’allora presidente Saragat, venne ricandidato ed eletto nelle liste del PCI diventando senatore. Mori’ per un infarto nel ’71, senza aver mai pagato il suo debito di sangue.
23 ottobre 2006 a 3:33 PM
Cosacco
Max,
a proposito di parlamentari massacratori di partigiani non comunisti mi viene in mente un campione della disciplina ovvero il nostro ex presidente della Repubblica, il supercattolico Oscar Luigi Scalfaro, che nella veste di magistrato di tribunale militare del CLN, ha mandato a morire decine di uomini. Per la verità non erano tribunali, ma vere e proprie anticamere di mattatoi, l’imputato non aveva diritto alla difesa e con giudizio sommario, il dibattimento durava al massimo dieci minuti, si mandavano a morire i nemici del popolo.
23 ottobre 2006 a 6:18 PM
giorgio
Senza nulla toglere alla sgradevolezza del personaggio, preciso che le condanne a morte ottenute da Scalfaro nel ’45 sono state “solo” 7 e non “decine”. Fra di esse quella dell’avv.Enrico Vezzalini pubblico accusatore di Ciano al processo di Verona.
Un particolare di non poco conto: Scalfaro all’epoca era un giovane magistrato; aveva vinto il concorso pochi mesi prima sotto la RSI.
24 ottobre 2006 a 7:49 am
Cosacco
Giorgio, sette sono quelle ufficiali e di cui civetta ne ha la responsabilita’ diretta, decine sono quelle a cui ha partecipato, in qualita’ di “consulente giuridico” dei tribunali. Al di la’ dei numeri Scalfaro ha sulla coscienza diversi morti e da fervente cattolico quale e’, mi sarei aspettato un atteggiamento diverso, volto a chiedere il perdono privato e pubblico per i peccati non propriamente veniali di cui si e’ macchiato.